Qual è il vero rapporto tra l’intelligenza della macchina e il pensare umano?
Var Digital Art, all’interno della Convention Var Group, esprime attraverso l’AI Art le molteplici declinazioni dell’Intelligenza Artificiale, tema principale dell’evento. Il progetto, a cura di Ennio Bianco, presenta al Palariccione due opere allestite l’una di fronte all’altra degli artisti Vincenzo Marsiglia e Alessandro Capozzo.
Qual è il vero rapporto tra l’intelligenza della macchina e il pensare umano? Torna in campo la dicotomia uomo-macchina che sempre più lascia spazio a nuove interpretazioni e sperimentazioni dove l’innovazione tecnologica può diventare l’elemento di unione tra due mondi opposti ponendo anche delle questioni etiche
Ma non solo: qual è il rapporto tra Intelligenza Artificiale e Arte?
Qual è il ruolo dell’artista se non ha controllo sull’opera d’arte generata?
L’Arte Digitale si trova improvvisamente di fronte ad un brusco cambiamento: già abituata all’uso di sofisticate interfacce in grado di realizzare effetti speciali, immersioni in realtà virtuali, visioni dell’invisibile e molto altro, deve ora insegnare a potenti computer ad apprendere, attraverso enormi quantità di dati, per poi lasciare che si liberi la “creatività” della macchina attraverso l’elaborazione di immagini evocative.
L’apprendimento automatico diventa quindi l’essenza stessa dell’arte prodotta dall’Intelligenza Artificiale grazie alla quale l’algoritmo generato dall’artista è in grado di modificare sé stesso mentre impara ed elabora informazioni. L’opera d’arte inizia grazie all’artista e continua successivamente in modo indipendente poiché l’algoritmo diventa autonomo. Quest’ultimo impara, cambia e si adatta, si “disconnette” dal programmatore apportando nel mondo dell’arte un concetto assolutamente rivoluzionario: si tratta infatti di riconoscere che l’Intelligenza Artificiale può produrre lavori che appartengono a un nuovo genere, un nuovo modo di fare arte che porta con sé la capacità di dimostrare una propria intelligenza, affascinare ed emozionare l’uomo.
Le opere e gli artisti
Dal titolo giocoso l’opera intende rimarcare un concetto che sin da subito emerge: Intelligence Artificial Intelligence (IAI). Nella società contemporanea il rilevamento del volto costituisce una problematica che molti ricercatori si stanno impegnando a risolvere ed è proprio la capacità di generare volti artificiali che Marsiglia ha messo a confronto nel suo “dittico digitale”, ponendo all’attenzione del fruitore, da una parte, il reale e, dall’altra, l’artificiale per una riflessione etica sul tema. Precursori i ritratti e in particolar modo il dittico di Piero della Francesca, che raffigura i signori di Urbino, Federico da Montefeltro e sua moglie Battista Sforza, che sembrano emergere dai pixel e dalle stelle a quattro punte, vero e proprio logo dell’artista, come un lontano ricordo.
L’artista mobilita i suoi studi musicologici con un’opera il cui titolo deriva dal termine latino motetus, ovvero la forma tradizionale di composizione classica della polifonia occidentale. Un algoritmo di apprendimento automatico genera testi senza alcun significato logico, interpretati poi dallo spettatore, selezionando fiumi di parole presenti originariamente in due libri di Galileo Galilei e di Isaac Newton, fondamentali per il pensiero scientifico occidentale. Una sorta di fake proveniente dalla più alta letteratura che assume visivamente forme poetiche e armoniche con vocaboli che cadono lentamente dall’alto e si uniscono casualmente. Il lavoro video e audio di Capozzo suscita una serie di interrogativi che la tecnologia senza la rielaborazione artistica non riuscirebbe a stimolare.